« I nostri programmi sono decisamente rivoluzionari le nostre idee appartengono a quelle che in regime democratico si chiamerebbero "di sinistra"; le nostre istituzioni sono conseguenza diretta dei nostri programmi; il nostro ideale è lo Stato del Lavoro. Su ciò non può esserci dubbio: noi siamo i proletari in lotta, per la vita e per la morte, contro il capitalismo. Siamo i rivoluzionari alla ricerca di un ordine nuovo. Se questo è vero, rivolgersi alla borghesia agitando il pericolo rosso è un assurdo. Lo spauracchio vero, il pericolo autentico, la minaccia contro cui lottiamo senza sosta, viene da destra. A noi non interessa quindi nulla di avere alleata, contro la minaccia del pericolo rosso, la borghesia capitalista: anche nella migliore delle ipotesi non sarebbe che un'alleata infida, che tenterebbe di farci servire i suoi scopi, come ha già fatto più di una volta con un certo successo. Sprecare parole per essa è perfettamente superfluo. Anzi, è dannoso, in quanto ci fa confondere, dagli autentici rivoluzionari di qualsiasi tinta, con gli uomini della reazione di cui usiamo talvolta il linguaggio »

lunedì 23 maggio 2011

RIFONDAZIONE


Riporto per dovere di partito il documento approvato dal Direttivo Nazionale della Destra convocato venerdì scorso.
Ad un post successivo e più dettagliato le mie considerazioni, come anticipo posso dire che alcune parti sono certamente condivisibili, anche se piuttosto pavide e comunque sempre mirate alla ricerca di non contraddire Berlusconi, vedi la posizione sul Referendum dove, data la nostra storia, era legittimo aspettarsi una presa di posizione netta ed una indicazione di voto, piuttosto che un "velato suggerimento"...., ma resta il fatto che si continua a svicolare dai punti cardine della questione:
  • La collocazione della Destra, che continua ad essere troppo succube di Berlusconi, e lo dimostra il fatto che NULLA si dice sulle gravissime responsabilità che lo stesso ha avuto, politicizzando il voto, nel pessimo risultato elettorale del centrodestra tutto;
  • Il ruolo che La Destra deve avere nel centrodestra: un saggio diceva che è inutile votare una copia (La Destra) quando si può votare l'originale (PDL).... è fin troppo evidente che in quest'ultimo anno La Destra ha virato in maniera decisa verso il Berlusconismo più oltranzista, abbandonato temi cari ai nostri elettori, quali il sociale, per non creare ulteriori problemi al Grande Capo. Ora abbiamo la prova provata che questo non rende dal punto di vista elettorale, visto che non vi è assolutamente differenza di risultato fra dove siamo da soli e dove in coalizione.
Torino non potrà che essere il momento decisivo, l'ultima spiaggia dalla quale dovrà emergere chiaramente se si vuole continuare sulla traccia dell'attuale sudditanza incondizionata al Berlusconismo, ed a questo punto è meglio confluire nel PDL, oppure se ci si vuole riappropriare di quei temi tanto cari al nostro elettorato (e tanto invisi a Berlusconi....) giustizia sociale, uguaglianza davanti alla legge, primato del pubblico sul privato ecc.... Da parte mia, se devo militare in un partito dello 0 virgola, preferisco farlo portando avanti ciò in cui credo io, piuttosto che ciò in cui crede Berlusconi....

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In politica i vuoti sono destinati ad essere riempiti: con questa affermazione, che può apparire scontata, anche la destra politica deve fare i conti fin dal prossimo Congresso Nazionale.
Le recenti elezioni amministrative, per quel che ci riguarda, hanno testimoniato una capacità di tenuta per ciò che concerne le elezioni provinciali che hanno visto il partito, nelle sette provincie dove la lista è stata presentata, oscillare tra l’1,50 e 2% dei consensi, il che equivale ad avere un ruolo determinante in caso di elezioni politiche e poter aspirare a riportare la Destra in Parlamento.
Discorso a parte riguarda l’analisi del voto comunale, nel quale i risultati si alternano tra luci ed ombre, laddove molti dati negativi sono determinati anche dall’imperizia nella compilazione delle liste elettorali.
Ma al di là di questo emerge con tutta evidenza un fenomeno che rende impossibile un confronto elettorale a livello comunale: un numero affollatissimo di liste e candidati, come nella sola città di Milano dove i simboli in gara erano quaranta, rende assolutamente inutile tentare di distinguersi come partito, peraltro privo di rappresentanza parlamentare, di comunicazione e mezzi economici.
Ne ha fatto le spese anche Futuro e Libertà che nelle roccheforti della destra italiana, Latina e Reggio Calabria, non è riuscito a raggiungere l’1%, nonostante mezzi, comunicazione, rappresentanza parlamentare ben presenti a suo sostegno.
Proprio il risultato di FLI deve far riflettere quanti militano da posizioni di destra in quel partito, nel nostro, nel PDL e nella galassia di movimenti che ruotano attorno a questo versante politico.
C’è drammaticamente bisogno di individuare uno spazio politico, uno spazio nuovo per affermare il diritto alle differenze. Una società che precipita nel civismo territoriale è quanto di più lontano abbiamo sognato per una nazione la cui identità è casomai sintesi e non somma di localismi.
La Destra deve individuare nel congresso di Torino la tappa fondamentale per la rifondazione di un’area che abbia cultura di governo, senso di appartenenza identitaria e attenzioni ai nuovi bisogni e alle nuove emergenze della società.
Da lì si deve ricominciare a cambiare la cultura nazionale ed affermare i diritti sociali dei cittadini italiani
L'Esecutivo Nazionale de La Destra ha anche esaminato i quesiti referendari di giugno, ha espresso l'indicazione nel rispetto della volontà degli elettori, affermando comunque la propria preferenza verso i referendum riguardanti acqua e nucleare e assoluta indifferenza a quello sul legittimo impedimento.

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